Dopo aver passato una serata in compagnia di amici, un giovane avvocato londinese sale su una carrozza della metropolitana diretto al suo appartamento. La carrozza è vuota, ma dopo qualche fermata due uomini prendono posto accanto a lui. Uno è anziano, corpulento, ben vestito, con un viso simpatico e un’aria visibilmente compiaciuta. L’altro è più giovane, indossa abiti malridotti e ha un aspetto sofferente, ma uno sguardo vivo che denota prontezza d’ingegno e mani affusolate che si muovono con eleganza. I due chiacchierano, e l’avvocato non può fare a meno di ascoltare. L’uomo anziano parla di una donna; a un certo punto si piega verso l’altro, abbassa la voce fino a un sussurro e nulla più si sente della conversazione. Il treno si ferma a un’altra stazione e riparte senza che nessuno sia salito sulla carrozza. D’improvviso l’uomo anziano si blocca a metà di una frase, s’irrigidisce, si guarda intorno con aria sconcertata, porta una mano alla gola e cade a terra. Il treno, nel frattempo, è arrivato alla stazione di Charing Cross. «Vado a cercare un medico! Torno subito!», esclama l’amico in preda all’agitazione e si allontana di corsa. Ma non tornerà più, e comunque il suo compagno è già morto. Avvelenato. Scritto nel 1923, questo “delitto in treno” è una delle più riuscite opere dell’autore.
Dopo aver passato una serata in compagnia di amici, un giovane avvocato londinese sale su una carrozza della metropolitana diretto al suo appartamento. La carrozza è vuota, ma dopo qualche fermata due uomini prendono posto accanto a lui. Uno è anziano, corpulento, ben vestito, con un viso simpatico e un’aria visibilmente compiaciuta. L’altro è più giovane, indossa abiti malridotti e ha un aspetto sofferente, ma uno sguardo vivo che denota prontezza d’ingegno e mani affusolate che si muovono con eleganza. I due chiacchierano, e l’avvocato non può fare a meno di ascoltare. L’uomo anziano parla di una donna; a un certo punto si piega verso l’altro, abbassa la voce fino a un sussurro e nulla più si sente della conversazione. Il treno si ferma a un’altra stazione e riparte senza che nessuno sia salito sulla carrozza. D’improvviso l’uomo anziano si blocca a metà di una frase, s’irrigidisce, si guarda intorno con aria sconcertata, porta una mano alla gola e cade a terra. Il treno, nel frattempo, è arrivato alla stazione di Charing Cross. «Vado a cercare un medico! Torno subito!», esclama l’amico in preda all’agitazione e si allontana di corsa. Ma non tornerà più, e comunque il suo compagno è già morto. Avvelenato. Scritto nel 1923, questo “delitto in treno” è una delle più riuscite opere dell’autore.