Il mondo di Katherine Mansfield è fatto di dettagli che solo il suo occhio - ora sarcastico, ora ironico, ora tenero - sa cogliere. I grassi avventori della pensione tedesca, che ingurgitano crauti e sentenziano sulla vita, si accompagnano a cameriere che si fanno passare per baronesse, baroni che sembrano bachi da seta, cantanti vanesi che sognano piume e trionfi, comparse del cinema senza futuro, piccole istitutrici irretite da vecchi mandrilli, inquilini inadempienti e mosche coraggiose che annegano nell'inchiostro. Gli sporchi caffè di Parigi si alternano a lucidi garden-party sfiorati dalla morte, a peri fioriti che condensano la felicità un attimo prima che vada in frantumi, a compartimenti per signore sole che corrono nella pioggia verso il nulla. Basta un tocco di penna, leggero e obliquo, per svelare l'incrinatura, l'infrangersi delle illusioni, la banalità della caduta. E per fare di questi racconti piccoli indimenticabili capolavori.
Il mondo di Katherine Mansfield è fatto di dettagli che solo il suo occhio - ora sarcastico, ora ironico, ora tenero - sa cogliere. I grassi avventori della pensione tedesca, che ingurgitano crauti e sentenziano sulla vita, si accompagnano a cameriere che si fanno passare per baronesse, baroni che sembrano bachi da seta, cantanti vanesi che sognano piume e trionfi, comparse del cinema senza futuro, piccole istitutrici irretite da vecchi mandrilli, inquilini inadempienti e mosche coraggiose che annegano nell'inchiostro. Gli sporchi caffè di Parigi si alternano a lucidi garden-party sfiorati dalla morte, a peri fioriti che condensano la felicità un attimo prima che vada in frantumi, a compartimenti per signore sole che corrono nella pioggia verso il nulla. Basta un tocco di penna, leggero e obliquo, per svelare l'incrinatura, l'infrangersi delle illusioni, la banalità della caduta. E per fare di questi racconti piccoli indimenticabili capolavori.