La bella storia di Shidoken (1763) narra la fantastica avventura di Asanoshin il quale, con l’ausilio di un ventaglio magico, dapprima visita i luoghi «deputati» in patria e poi si inoltra nel mondo del «diverso»: i Paesi dei Gambalunga e dei Lunghebraccia, dei Pettiforati, dei Pigmei e l’Isola delle donne, per approdare alla fine in Cina dove vive un’esperienza «al contrario», gli abitanti del quartiere di piacere sono uomini e i clienti sono le donne. Il viaggio è occasione per Gennai di condannare, con sferzante ironia, la passiva sudditanza culturale del Giappone nei confronti del continente, i soprusi del potere, le mistificazioni messe in atto da confuciani e buddhisti. Suoi portavoce sono l’anacoreta Furai Sennin con i due sermoni che incastonano il racconto del viaggio, e infine Shidoken, che intrattiene il pubblico davanti al tempio con lazzi e sberleffi, scandendo il tempo del suo narrare con un fallo di legno.
La bella storia di Shidoken (1763) narra la fantastica avventura di Asanoshin il quale, con l’ausilio di un ventaglio magico, dapprima visita i luoghi «deputati» in patria e poi si inoltra nel mondo del «diverso»: i Paesi dei Gambalunga e dei Lunghebraccia, dei Pettiforati, dei Pigmei e l’Isola delle donne, per approdare alla fine in Cina dove vive un’esperienza «al contrario», gli abitanti del quartiere di piacere sono uomini e i clienti sono le donne. Il viaggio è occasione per Gennai di condannare, con sferzante ironia, la passiva sudditanza culturale del Giappone nei confronti del continente, i soprusi del potere, le mistificazioni messe in atto da confuciani e buddhisti. Suoi portavoce sono l’anacoreta Furai Sennin con i due sermoni che incastonano il racconto del viaggio, e infine Shidoken, che intrattiene il pubblico davanti al tempio con lazzi e sberleffi, scandendo il tempo del suo narrare con un fallo di legno.